About the Publication
Elisa Frei, «Bussar ben forte per aprirsi la porta nell'Indie». Negoziare la missione nella Compagnia di Gesù (XVII-XVIII sec.) (Biblioteca di studi storico-religiosi), Alessandria: Edizioni dell'Orso, 2023.
Gli archivi romani della Compagnia di Gesù conservano oltre ventimila lettere scritte da giovani gesuiti ai loro superiori generali per chiedere di partire come missionari per le destinazioni più remote del globo. Tali documenti sono oggi noti come litterae indipetae perché i loro redattori erano ad Indias petentes, ossia supplicavano di navigare verso le cosiddette “Indie”, sia orientali sia occidentali. La prassi di inviarle iniziò nei primi decenni della fondazione dell’ordine e continuò fino a tempi molto recenti; i ricercatori possono quindi approfittare di una fonte straordinariamente ricca, dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo.
Questo volume è incentrato sulle indipetae e soprattutto sullo scambio epistolare che aveva luogo tra gli aspiranti missionari e i superiori generali a Roma, cioè sulla negoziazione della missione. La segreteria romana della Compagnia di Gesù inviava le sue risposte ai singoli e più sconosciuti gesuiti che avevano contattato la massima autorità dell’ordine per realizzare il proprio zelo missionario.
Grazie alle informazioni presenti nelle litterae indipetae, nelle Epistulae Generalium e in molte altre fonti, il libro offre un ampio ventaglio di case-studies, ricostruendo le storie personali di dieci gesuiti d’età moderna, dagli inizi del Seicento, durante il generalato di Muzio Vitelleschi e l’espansione su scala globale dell’azione missionaria ed educativa gesuita, fino alla metà del Settecento, quando crescenti difficoltà stavano per portare alla drammatica quanto temporanea soppressione dell’ordine.
Il quadro che ne emerge è quello di una Compagnia potente e centralizzata, ma che consentiva ai propri membri di confrontarsi direttamente con il generale su desideri, paure, sogni e speranze nutrite relativamente alla missione. Occuparsi di questi uomini, quasi sconosciuti ma non meno degni di diventare soggetti storici, consente di descrivere delle “vite qualsiasi” della prima età moderna ma anche di ragionare sull’autonomia dei singoli gesuiti, sulle loro eccellenti capacità di networking, sul rapporto con le famiglie spirituali e naturali, sull’autocontrollo, sulla loro grafomania e sulla vocazione – in generale religiosa, e in particolare per le Indie – da cui si sentivano abitati.